La Juve di Maifredi, Montezemolo e Baggio


La vittoria passa dal gioco, possibilmente spumeggiante e bello da vedere: calcio champagne si direbbe! Presa così e decontestualizzata potrebbe essere benissimo una frase uscita dalla bocca dell’attuale presidente della Juventus, Andrea Agnelli, al momento delle riflessioni fatte nella scelta del nuovo allenatore della Signora, Maurizio Sarri. Ecco perché in Non era champagne ci sono tutti gli elementi che un tifoso juventino si augura di non rivivere mai più. Il libro infatti è la storia di una rivoluzione mancata, di un ambaradan finito forse ancora prima di iniziare, di un tentativo quasi tragicomico di cambiare un mondo che è spesso restio al cambiamento e che, soprattutto, nutre scetticismo verso tutto ciò che non ruota attorno al proprio universo. La Juventus è da sempre stile e valori: cercare una rivolta proletaria che parta dal centro della classe nobiliare per eccellenza o è da folli o è da geni visionari. Non si scappa. E forse l’obiettivo di tutto il libro è quello di tentare di definire il personaggio principale di questa storia: Luigi “Gigi” Maifredi. L’autore, Enzo D’Orsi, penna storica del giornalismo italiano, nonché uno dei massimi conoscitori delle vicende di casa Juve (seguita per il Corriere dello Sport dal 1979 al 2000), già autore de Gli undici giorni del Trap, ci regala un romanzo cronachistico sul più grande tentativo di cambiamento avvenuto all’interno del mondo di Madama: la stagione calcistica 1990-1991. Quella dell’errata intuizione dell’avvocato Agnelli, quella della scarsa esperienza di Luca Cordero di Montezemolo, quella delle poche bollicine viste sul campo dai ragazzi allenati da Maifredi.

Un omone in discussione.

La storia è nota ai più: l’avvocato Agnelli, stanco di soccombere al Milan di Berlusconi, opta per una rivoluzione totale in casa bianconera che porta all’addio di Boniperti e Zoff (reduce da due trofei, Coppa UEFA e Coppa Italia) e alla chiamata di Montezemolo e di Maifredi, quest’ultimo in grado di portare il modesto Bologna di Corioni in tre anni dalla promozioni in serie A fino alla qualificazione in Coppa UEFA. D’Orsi si muove in tanti modi: passa dalla cronaca degli alti e bassi costanti di quella nefasta stagione, fino al raccontare i modi tutti particolari del Maifredi pensiero (sia quello che si presenta in conferenza stampa al termine dei match, che quello incontrato personalmente ad inizio stagione dall’autore). Emerge un personaggio dalle tante sfaccettature: coraggioso ed impavido in certi momenti, testardo e presuntuoso in altri. La sfida di Maifredi è chiara a tutti: ribaltare un universo che ha sempre lavorato in un unico modo. E lui è il primo a mettersi in discussione firmando un contratto di una sola stagione. Visionario sì, ma conscio di essere capitato in una cultura dove il risultato viene prima di tutto e di tutti.

Tutto che sembrava pronto per fare la rivoluzione.

E proprio il contesto, mai stato colto nella sua totale interezza da Maifredi, costituisce il muro contro qui si scontrerà l’ex mister del Bologna. Annega, ma con le proprie idee! Quella che doveva essere la stagione della consacrazione post mondiale per Baggio e Schillaci diventa la peggior stagione nella storia recente della Juventus (fuori dalle competizioni europee dopo 28 anni). Già, Baggio, e anche Montezemolo, personaggi comprimari di un delitto sportivo verso la Signora: né il divin Codino, né il manager di Italia ’90 si prendono responsabilità nell’annata perdente di Maifredi (che si trova ad essere il principale capro espiatorio). I presupposti per fare bene sembravano esserci tutti, eppure l’eroe rivoluzionario convinto di conquistare il feudo sabaudo cede il passo all’omone, termine con cui lo chiama nella prefazione Eraldo Pecci, che ha rotto il giocattolino del ricco industriale. La domanda finale è scontata: la Juventus non si è adeguata a Maifredi o Maifredi non si è adeguato alla Juventus? Prendendo in prestito il testo de I reduci di Giorgio Gaber verrebbe quasi da dire che:
«tutto che sembrava pronto/per fare la rivoluzione/ma era una tua immagine o soltanto/un bella intenzione».

Perché leggere Non era champagne di Enzo D’Orsi:

perché D’Orsi in poco più di 100 pagine è giornalista, critico e investigatore di una rivoluzione bianconera fallita forse già sul nascere.


Titolo: Non era champagne. La Juve di Maifredi, Montezemolo e Baggio
Autore: Enzo D’Orsi
Anno: 2019
Editore: Edizioni InContropiede
Pagine: 119 


Per leggere la recensione de Gli undici giorni del Trap. Atene 1983 di Enzo D’Orsi, clicca qui.


Per leggere la recensione di Michel et Zibi di Enzo D’Orsi, clicca qui.

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