Filippo Magnini, autobiografia

L’autobiografia del grande nuotatore azzurro


Parte “liquida”.

La resistenza dell’acqua, autobiografia del nuotatore Filippo Magnini, è un libro più che accessibile. Se anche non avete mai visto una gara di nuoto non dovrebbe esserci problema: la scrittura è semplice, raramente allungata in tecnicismi, i capitoli brevi e questo rende il tutto molto scorrevole. Il testo è diviso in due parti distinte, più una sezione conclusiva. Magnini aveva già pubblicato una raccolta fotografica nel 2013 (Beyond My Water, edizioni L’Archivolto) ed anche in quest’altro libro ci porta in vasca con sé: gli inizi nella nativa Pesaro, il trasferimento a Torino e poi quello a Roma, l’ingresso sulla scena pubblica e l’affermazione tra i grandi del nuoto. Anzi, tra i grandissimi: vittorie su vittorie, europei, mondiali, olimpiadi… ce n’è per tutti i gusti. Questa parte del libro corre via veloce, verrebbe da definirla “liquida” come acqua, per come un po’ scivola tra le mani. Sembrerebbe quasi una rincorsa verso la seconda in cui il racconto si sposta su un altro binario, già accennato nel primissimo capitolo: il lungo caso che ha coinvolto -o per meglio dire avvolto- Magnini nella presunta assunzione di droghe.

Parte giuridica.

Le accuse della NADO (Organizzazione Nazionale Antidoping), la squalifica per 4 anni, il tam-tam mediatico, la lenta risoluzione del caso. Una vicenda che si è letteralmente abbattuta su Filippo a partire dall’1 giugno 2017, il giorno in cui una “palla di cannone” ha sconquassato la sua routine. Quella mattina il capitano della nazionale di nuoto vide per la prima volta il suo nome associato al doping. Fu l’inizio di un lungo periodo di sofferenza, culminato nella sospensione dalle attività in vasca -qualsiasi vasca- che ha reso Magnini un “clandestino di piscine”, un estraneo in casa sua. A un certo punto compare persino la parola “suicidio”, se pur guardata da lontano. E questo dopo una carriera clamorosamente lunga, 27 anni di cloro e corsie numerate, con tutti gli annessi e connessi in termini di cura del corpo, allenamenti sfiancanti, obiettivi sempre più ambiziosi. Assieme al piano narrativo cambiano anche i personaggi di contorno: prima sono i genitori, l’allenatore storico, i compagni e i rivali nelle piscine di tutto il mondo (anche la leggenda Michael Phelps, per dirne uno).

Parte emotiva.

Poi incontriamo figure diverse, l’ambiguo procuratore NADO ed il suo vice ad esempio, ma anche il medico Guido Porcellini da cui è partita l’indagine per presunto doping. Magnini ricostruisce per filo e per segno l’inchiesta che lo ha travolto. Ci tiene a farlo e ribadisce a più riprese la sua innocenza, poi confermata anche dal TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) anche se a ben tre anni di distanza, il 27 febbraio 2020. Solo a quel punto “Re Magno” ha potuto rituffarsi nella sua vita leggero come un pesce. Non che nel frattempo sia rimasto fermo immobile, e qui arriviamo all’ultima sezione del libro: quella dedicata all’amore. I lettori più “gossippari” resteranno forse delusi nel non trovare retroscena su Federica Pellegrini, altra divinità del nuoto con cui Magnini è stato fidanzato per anni. In compenso è ben descritto il legame con la showgirl e conduttrice Giorgia Palmas, che ha rigenerato come una bibita fresca l’oppressa quotidianità di Filippo. Tra imprese sportive, fatti di cronaca e risvolti emotivi si sviluppa un libro certamente apprezzabile per la sua semplice profondità.

Perché leggere La resistenza dell’acqua di Filippo Magnini (con Paolo Madron):

perché è un libro rapido ma profondo; perché ripercorre la crescita sportiva ed emotiva di un grande campione.



Titolo:
La resistenza dell’acqua
Autore: Filippo Magnini (con Paolo Madron)
Editore: Sperling & Kupfer
Anno: 2020
Pagine: 176

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