L’autobiografia del pallavolista Claudio Galli

I Fenomeni.

Nel calcio di fine anni Novanta si cantava «Il Fenomeno ce l’abbiamo noi», con riferimento al brasiliano Ronaldo. Ma questo “Fenomeno” era un vanto esclusivo, solamente una squadra poteva fregiarsene. Mentre nella pallavolo, per tutti gli anni Novanta, l’Italia intera poteva gridare «I Fenomeni ce li abbiamo noi». Con riferimento alla nazionale di volley che tra il 1989 e il 2000 ha dominato in lungo e in largo. 3 Mondiali, 4 Europei, 8 World League per citare i trofei più importanti. Più un argento (1996) e un bronzo (2000) alle Olimpiadi, l’unica competizione in cui gli azzurri non riuscirono a primeggiare. Claudio Galli era uno di quei “Fenomeni”, così ribattezzati dal giornalista Jacopo Volpi dopo il trionfo ai Mondiali ’94. Nato a Milano nel 1965, Galli ha indossato la maglia della Nazionale in oltre 200 occasioni. Di ruolo era un centrale, quel giocatore che agisce al centro della linea d’attacco occupandosi di schiacciate ma soprattutto di “muri”, ovvero i salti per respingere gli attacchi avversari. Un centrale con un sacco di cose da raccontare, e non solo per la favolosa esperienza maturata in azzurro: anche con i club ha raccolto una messe di soddisfazioni. Soprattutto a Parma, sua città adottiva, dove ha contribuito al “Grande Slam” del 1990 con le vittorie di cinque trofei in una sola stagione.

Il percorso.

Ma anche a Milano, ai tempi della Polisportiva Mediolanum voluta da Silvio Berlusconi: una maxi società con cinque squadre in altrettanti sport. C’era il Milan nel calcio, ovviamente, ma anche baseball, hockey ghiaccio, rugby. E poi il Gonzaga Volley che raccattò i migliori giocatori sul mercato, tra cui anche Claudio Galli. Erano anni di investimenti massicci che elevarono la pallavolo italiana ad un livello superiore, mai toccato prima: in breve tempo, il nostro campionato divenne il più competitivo. Galli si affermò ulteriormente in Lombardia prima di optare per l’ultimo, grande trasferimento della carriera in quel di Cuneo (1994), realtà emergente e con un mister di spessore come Silvano Prandi. Oltre a quest’ultimo, altri due allenatori rivestono un ruolo chiave all’interno del libro. Il primo è il catenese Carmelo Pittera, che gettò le fondamenta per la “Generazione di Fenomeni” di cui sopra. Il secondo è invece il coach di quella Nazionale, l’uomo che condusse gli azzurri sulle più alte cime del volley mondiale: l’argentino Julio Velasco. A lui Claudio Galli deve un’infinità di gioie sportive, ma anche la più cocente delusione in carriera e non si tratta di una sconfitta sul campo.

Gli eventi.

La narrazione scorre rapidamente da un’annata all’altra, senza mai soffermarsi troppo su questa o quella partita. Il che rende la lettura molto scorrevole, forse anche un po’ troppo in alcuni casi. Ci sono però un paio di eccezioni da “pelle d’oca”, come la finale delle Olimpiadi ’96 tra Italia e Olanda, oppure la semifinale di Supercoppa Europea dello stesso anno, tra Modena e Cuneo, decisa proprio da una grande giocata di Galli. Tra le pagine ritroverete grandi squadre e grandi giocatori, non solo italiani: Renan, Antonov, Despaigne, Grbic, van de Goor… L’autore impiega uno stile sciolto, colloquiale (parolacce incluse), fa più volte ricorso ai discorsi diretti, insomma rende il racconto molto abbordabile, anche per chi non è troppo esperto di pallavolo. E’ un po’ come un lungo filmato, quasi un “frullato” di eventi forse un po’ dispersivo, per la gran quantità di riferimenti tecnici e temporali, ma sicuramente efficace dal punto di vista emotivo. Leggendo In viaggio con i Fenomeni avrete dunque una duplice occasione: conoscere un grande sportivo come Claudio Galli e rivivere un periodo davvero unico nella storia del volley italiano.

Perché leggere In viaggio con i fenomeni di Claudio Galli:

perché è una carrellata di emozioni a ritmo di volley; perché permette di conoscere meglio uno dei migliori pallavolisti italiani; perché ci fa rivivere i fasti del volley nazionale.


Titolo: In viaggio con i fenomeni
Autore: Claudio Galli
Editore: Urbone Publishing
Anno: 2020
Pagine: 327

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