Chiacchierata con l’autore di Sulla Sirena


Dario Ronzulli su Libri di Sport lo abbiamo imparato a conoscere con il suo libro Il tiro da quattro, dedicato alla finale scudetto del campionato di basket 1998 tra le due squadre di Bologna. Il giornalista sportivo è tornato in libreria con Sulla sirena, opera sul folle ultimo secondo della partita decisiva tra Milano e Livorno nel 1989, dove un canestro prima assegnato e poi tolto alla squadra toscana decise il destino dello scudetto. Con lui abbiamo discusso di questa sua ultima fatica letteraria.

Qual è l’aspetto che ti affascina di più nell’indagare storie come quella trattata nel libro?
«Sicuramente il fatto che sono storie delle quali si conosce a grandi linee come si siano sviluppate e come siano finite, ma la conoscenza e/o la memoria di tanti dettagli manca. Vale in primis per me e allora è un divertimento puro andare a ripercorrere gli avvenimenti e poi cercare di metterli su carta nel modo più accattivante possibile. Per esempio, mi sono chiesto se davvero ci sia stato un momento in cui Livorno sia stata ufficialmente proclamata Campione d’Italia oppure come si sia arrivati allo 0-2 a tavolino in Gara 1 di semifinale tra Pesaro e Milano. Mi sono avvicinato alle vicende come se non sapessi nulla ed è stato molto intrigante».

Per te cosa ha significato quell’ultima azione che decise lo scudetto?
«L’essenza del basket, il rapporto intimo con lo spazio e con il tempo. Ma anche il suo essere beffardo, il suo rimbalzarti indietro quando sei lì ad un passo dalla vittoria e dal coronamento di tutti gli sforzi. È un’azione che avrebbe potuto essere un crocevia per Livorno e anche per la stessa Milano, davvero una sliding doors che ha inciso sulla storia di entrambe le realtà. Non so quante volte l’abbia rivista per coglierne ogni sfumatura e lì ho compreso perché nessun libertassino abbia mai fatto un libro prima di me: impossibile da tifosi restare inermi, ogni replay è una coltellata alla schiena».

Come già chiesto in occasione dell’altro tuo libro, provando a fantasticare, se avesse vinto Livorno quella finale che cosa sarebbe successo a parer tuo nel basket italiano?
«Questa volta ho azzardato e ho scritto un finale alternativo, quindi la risposta si può trovare direttamente nel libro con Livorno che ha il suo benedetto palasport e Milano che avvia un nuovo ciclo con un anno d’anticipo. Una cosa vera però c’è: come suo sostituto, Bucci fece realmente il nome dell’allora semisconosciuto Ettore Messina alla dirigenza labronica che poi andò su Andy Russo. Ecco, se Messina si fosse seduto su quella panchina la sua carriera avrebbe percorso strade diverse in tempi diversi probabilmente però arrivando agli stessi traguardi».

Avendo approfondito a tal punto questa storia, ti sei fatto un’idea su “chi avesse ragione” in merito all’episodio incriminato? Il canestro finale di Livorno era da assegnare o no?
«È stato naturalmente il mio punto di partenza. Ho impiegato tutta la lunga prima fase di stesura a fare la moviola e alla fine sono giunto alla conclusione che è impossibile giungere ad una risposta netta, inequivocabile e assoluta. La qualità delle immagini e la tecnologia dell’epoca non ci permette di dire se fosse canestro buono o meno oltre ogni ragionevole dubbio. Tutto ciò mi ha permesso di dare poi un indirizzo quasi filosofico al testo, una cosa niente affatto programmata: si potrebbe quasi dire che la bontà o meno del canestro di Forti sia uno stato d’animo, una percezione soggettiva della realtà e nulla più».

Il personaggio per te più significativo della storia qual è stato?
«Alberto Bucci, senza dubbio. È il personaggio più significativo, ma anche quello chiave perché senza di lui ho la quasi certezza che la Libertas in finale non ci sarebbe mai andata. È stato Bucci con il suo modo di essere e di fare a dare a quel gruppo la convinzione di poter compiere un percorso utopico. Questo libro, tra le tante cose, è anche un personale omaggio ad un coach e ad una persona con il quale purtroppo ho avuto solo un rapporto sporadico: mi sarebbe piaciuto molto poter avere occasione di chiacchierare con lui e non solo di basket».

Che genere di lavoro hai dovuto fare per scrivere il libro? Cosa ti ha colpito delle testimonianze dirette dei protagonisti?
«Innanzitutto, ho rivisto tutte le partite della finale più moltissime della stagione; avevo bisogno di rendermi conto con i miei occhi di quello che era successo in campo, soprattutto per sgombrare il campo da dubbi e ricostruzioni non corrette. Poi ho ricercato i giornali e i settimanali dell’epoca, recuperato articoli e interviste, letto alcuni testi che parlano di quegli anni e infine raccolto le testimonianze di molti protagonisti. La cosa che mi ha colpito di più è quanto la memoria dei tifosi, di coloro che hanno seguito dagli spalti o in tv la partita incriminata, fosse più dettagliata di quella dei giocatori e degli allenatori. Avrei giurato accadesse il contrario! Non so darmi una spiegazione, forse dipende dall’altissimo tasso di adrenalina con cui chi era in campo ha dovuto convivere in quei giorni».


Titolo: Sulla sirena
Autore: Dario Ronzulli
Editore: Edizioni inContropiede
Anno: 2021
Pagine: 130


Per leggere la recensione di Sulla sirena clicca qui.

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