L’autobiografia dello Squalo dello Stretto

Ricordi.

L’autobiografia di Vincenzo Nibali, Di furore e lealtà, è un libro discretamente lungo per il suo genere. Si arriva a 314 pagine ma la lettura non risulta pesante, anzi la penna del coautore Enrico Brizzi rende il susseguirsi di scenari e situazioni molto fluido, aggiungendovi ricostruzioni paesaggistiche non banali (in particolare quelle siciliane) col risultato che raramente ci si annoia lungo i dieci capitoli del testo. Dal canto suo, Nibali ci mette un’apprezzabile dose di sincerità: il fenomeno della bicicletta parte dai suoi primi ricordi, legati alla nativa Messina, e ci porta fin sul podio del Tour de France 2014. All’appello mancano necessariamente altre imprese come il Giro d’Italia di due anni dopo -il secondo personale-, ma possiamo sempre sperare che la premiata ditta Nibali-Brizzi si rimetta al lavoro per un sequel. Il ritmo del testo è sempre ben sostenuto: il treno dei primi trent’anni di Nibali ci scorre davanti e non possiamo fare altro che saltarci sopra, alla scoperta dei suoi lati più personali compresi quelli sentimentali, cosa non così consueta nelle autobiografie di sportivi.

Legami.

Il ciclista siciliano rivisita senza risparmiarsi la sua prima infatuazione per la compaesana Elena, culminata in un tormentato rapporto a distanza, ed anche il seguente incontro con colei che sarà poi sua moglie, Rachele. Tali excursus extra sportivi assottigliano la distanza tra sportivo e lettore anche se, come il protagonista sottolinea più di una volta, rimane difficile scindere l’uomo dall’atleta. Soprattutto per uno come Nibali, da sempre innamorato di quelle due ruote che sono state fedeli compagne di gioco e poi inseparabili strumenti di lavoro. Ad animare i primi capitoli contribuiscono i familiari dello Squalo, in particolare papà Salvatore, ma anche i primi dirigenti del giovane Vincenzo come il vulcanico Pippo Marchetta e il toscano Carlo Franceschi, un vero e proprio secondo padre in quel di Lamporecchio (provincia di Pistoia).

Tour 2014: la vittoria di Nibali alla Planche des Belles Filles.


Fatiche.

Seguendo la crescita umana e professionale del protagonista ci addentriamo nella giungla del ciclismo giovanile: un percorso di furore e lealtà, per l’appunto, di sudore e disciplina ferrea in cui il talento non basta a farsi strada; significativa in tal senso la storia di Carmelo Materia, il gemello agonistico di Nibali che ha preferito imboccare il vialone di ritorno. Poi il professionismo, con i suoi guadagni ma anche le sue minacce e non si parla solo di doping: tante volte lo Squalo si è trovato in bilico tra successo e fallimento, in più d’un occasione le sue motivazioni hanno vacillato. Fortunatamente per Vincenzo non sono mancati i punti di riferimento, dal club dei “CanNibali” di Montemarco ai massaggiatori di fiducia, fino alla donna della sua vita che nel febbraio 2014 ha partorito la prima figlia della coppia, Emma Vittoria. In un libro ben scritto e per lo più accessibile anche ai non esperti, ecco dunque spiegati alcuni segreti di un grande campione dello sport italiano, le cui gesta saranno difficilmente replicabili per chiunque.

Perché leggere Di furore e lealtà di Vincenzo Nibali:

perché racconta una grande storia di ciclismo italiano, difficilmente ripetibile; perché intreccia bene racconto sportivo ed introspezioni psicologiche.


Titolo: Di furore e lealtà
Autore: Vincenzo Nibali (con Enrico Brizzi)
Editore: Mondadori
Anno: 2014
Pagine: 314


Per leggere la recensione al libro dove Vincenzo Nibali racconta il successo al Tour de France 2014 clicca qui.

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