Autobiografia di un centravanti con la valigia

Carriera da guinness.

C’è ben altro che il racconto di scelte avventate o di decisioni incaute nel volume I miei colpi di testa, nel quale Aldo Serena, insieme al giornalista Franco Vanni, descrive la propria vita di uomo e di calciatore. Era anzitutto la sua altezza a permettergli di svettare in area per colpire di testa, e fungere quindi da torre catalizzando i lanci provenienti da ogni parte del campo. Sono praticamente solo questi i colpi di testa documentati nel libro, i tipici gesti atletici che hanno caratterizzato il gioco di Aldo Serena. Tanto combattivo e sfrenato sul piano dell’impegno agonistico, quanto misurato ed equilibrato nelle relazioni e nella quotidianità. La sua avventura calcistica, quasi da guinness dei primati, è nota per i continui cambi di casacca e per le gesta da protagonista in entrambi i derby di Milano e di Torino. Serena ha vinto tre scudetti con tre squadre diverse. Sembrerebbe condensata qui – concentrata in due sole righe – la sua carriera. Ma sarebbe un grave torto alla sua serietà professionale. Un’etichetta ingenerosa che non direbbe niente della sua personalità e non descriverebbe con compiutezza la sua intensa parabola sportiva.

Senza fissa dimora.

Si rischierebbe di dimenticare o di non approfondire i motivi del suo forzato girovagare, l’attaccamento autentico ad ogni maglia da lui indossata, il senso di lealtà e di responsabilità per i quali si è sempre fatto apprezzare in ogni stadio e in ogni spogliatoio. Il libro ci aiuta a ripercorrere e a rivivere, per così dire “dal di dentro”, il suo intero percorso nel mondo del pallone. Anno per anno, campionato per campionato. Con destinazioni quasi sempre nuove, con cambi di allenatori, compagni, metodi di lavoro. Senza mai perdersi d’animo e comprendendo le ragioni dei ripetuti trasferimenti. Facendo anzi di necessità virtù, cercando di cogliere il meglio e imparare il più possibile dai vari ambienti frequentati. Facendo tesoro delle singole diverse esperienze e prefiggendosi di migliorare in continuazione.

Fuga e libertà.

Serena emerge come un persona positiva, aperta, diretta. Schietta e mite, umile e modesta. Ben consapevole dei propri limiti, oltre che delle proprie qualità. Aspetti che ritroviamo nella sua narrazione, quando ad esempio esprime l’ammirazione per gli indiscussi fuoriclasse con cui ha avuto la fortuna di giocare, o quando riporta senza enfasi le sue prodezze, i suoi gol nei derby, diventati un rito e una costante quando incontrava le sue ex squadre. Sa di non essere stato un predestinato. Per i suoi genitori aveva più valore il titolo di studio e il lavoro nella piccola azienda di famiglia, rispetto al sogno e all’ambizione di diventare giocatore di calcio. Attività questa, tra l’altro, da lui considerata come passione, divertimento, privilegio. Il suo più grande desiderio era quello di poter evadere dal suo paese e dalla sua routine noiosa e soffocante. Il salto di qualità avvenuto grazie al tesseramento con l’Inter, non lo ha certo esaltato: rispondeva anzitutto al suo bisogno di fuga da una realtà opprimente. Per approdare a una dimensione di libertà, di alternative, di possibilità. La sua coscienziosità nell’affrontare la vita e le novità ha fatto il resto. Rimanendo se stesso, senza distrarsi, insuperbirsi, illudersi.

Fedele a se stesso.

Scorrendo le pagine dell’autobiografia il lettore potrà scoprire molte curiosità del calcio degli anni ’80. E, tra l’altro, ad esempio, con quale allenatore Serena si sia trovato più a suo agio, o chi lo abbia deluso; con quali compagni abbia maggiormente legato e chi gli sia rimasto per sempre amico; i campioni disponibili e simpatici o quelli scostanti e arrivisti. E così via. Ma al di là dei fatti, degli episodi e dei personaggi citati, colpisce veramente un dato: quello della fedeltà a se stesso, alla propria indole e ai propri valori. Senza svendersi e senza rincorrere o adulare nessuno. Riconoscendo i propri errori (non solo quelli sul campo), con un marcato – innato e mai venuto meno – senso di autocritica. La descrizione della propria vita e della propria carriera fluisce in modo semplice e lineare. I capitoli trattano del suo avvicinamento al calcio, l’approdo all’Inter, le cessioni in prestito al Como, al Bari, al Torino, alla Juventus, il rientro tra i nerazzurri (giusto in tempo per vincere il campionato) e le stagioni coi rossoneri (quella in B e quella scudettata). Esposizione piacevole, commenti profondi, pertinenti resoconti di partite e impensabili lezioni di vita. Una umanità ricca, vivace e intelligente quella di Aldo. Assolutamente priva di colpi di testa. Né da attaccante senza fissa dimora, né – successivamente – da convincente commentatore di telecronache.

Perché leggere I miei colpi di testa di Aldo Serena con Franco Vanni:

per incontrare calciatori, allenatori, dirigenti che hanno popolato il panorama calcistico italiano dalla fine degli anni ‘70 agli inizi dei ‘90.


Titolo: I miei colpi di testa
Autore: Aldo Serena (con Franco Vanni)
Editore: Baldini+Castoldi
Anno: 2022
Pagine: 319

Ti potrebbe interessare anche

Ci piaceva giocare al pallone

Ci piaceva giocare a pallone – Eraldo Pecci

'O-Cammello,-di-Sergio-Giuntini

‘O Cammello – Sergio Giuntini

Valentino-Rossi,-il-tiranno-gentile

Valentino Rossi, il tiranno gentile – Marco Ciriello

Zlatan

Zlatan – Paolo Castaldi

Condividi
Acquista ora