Il calcio di Pasolini in cinque dimensioni


Passione profonda.

Accostandosi a Pier Paolo Pasolini, senza averlo vissuto direttamente, subentra una qualche deferenza. Soprattutto per il profilo culturale del personaggio, che in poco più di mezzo secolo di vita (1922-1975) ha offerto contributi illustri in vari ambiti, dalla poesia alla scrittura passando per il cinema e il giornalismo. La bella scoperta, o riscoperta a seconda delle vostre conoscenze, è che un intellettuale come lui ha parlato a più riprese anche di calcio. Valerio Curcio, romano classe 1992, non ha potuto incontrare Pasolini di persona ma si è tuffato a capofitto, in un’opera di ricostruzione della sua passione sportiva e per il pallone in particolare. Il prodotto delle sue ricerche, confezionato dalla compagnia editoriale Aliberti, sono 142 pagine ben scritte (in alcuni passaggi, forse, anche troppo) e costellate di spunti interessanti. Nota bene: non si tratta di una mera raccolta di scritti pasoliniani, anche se lo scrittore bolognese viene citato a più riprese così come altre figure che lo hanno conosciuto da vicino.

Testimonianze.

In fondo al volume sono riportate integralmente due interviste rilasciate da Pasolini a tema calcistico, compreso quello che si considera il suo ultimo intervento pubblico prima di morire e che ai tempi riempì la copertina del Guerin Sportivo, famosa rivista specializzata. Ai titoli di coda provvede invece la breve ma intensa testimonianza di Dacia Maraini, scrittrice ed amica con cui Curcio ha dialogato personalmente. Il libro è diviso in cinque sezioni, che inquadrano il profondo interesse del protagonista da altrettante angolature: incontriamo anzitutto il Pasolini tifoso, poi il calciatore, il narratore, il cronista e infine l’intellettuale; forse proprio quest’ultima sezione può considerarsi la più succulenta, a livello di concetti e riflessioni espresse sull’asse calcio-società. Molto significativi anche i passaggi sul tifo, la «malattia giovanile che dura tutta la vita», ma non si parla solo della squadra del cuore (il Bologna).

Partitelle.

A salire più spesso alla ribalta è il radicale attaccamento di Pasolini alle forme più “selvagge e sentimentali” del calcio giocato: le partitelle con amici o colleghi che lui definì come i momenti più belli della sua vita. Ecco perché, anche più in là negli anni, quando il lavoro lo impegnava, era sempre pronto ad arrotolarsi i pantaloni e scendere in campo, organizzando sfide all’ultimo sangue tra una ripresa e l’altra dei suoi film o addirittura su una spiaggia africana, in mezzo a perfetti sconosciuti, durante un viaggio culturale. Pensate all’amico che “pacca” all’ultimo il vostro calcetto, figura ormai stereotipata; ecco, su Pasolini avreste sempre potuto contare. Sfogliando il libro potrete sentirvi più vicini a questo illustre ed inquieto personaggio e capire meglio come mai si sentisse così bene su un campo da gioco, inoltre avrete l’occasione di accostarvi alle sue riflessioni sociologiche. Soprattutto, se per caso la vostra conoscenza del soggetto è ancora scarna, Il calcio secondo Pasolini può essere un ottimo punto di partenza.

Perché leggere Il calcio secondo Pasolini di Valerio Curcio:

per scoprire, o riscoprire, un grande intellettuale della storia italiana e le sue riflessioni su calcio e società.



Titolo:
Il calcio secondo Pasolini
Autore: Valerio Curcio
Editore: Aliberti
Anno: 2018
Pagine: 142

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