Niki Lauda, James Hunt e il Mondiale di Formula 1 1976

Romanzo?

Non sappiamo se descrivere il libro di Diego Alverà, Il romanzo del Fuji, come un’avvincente opera biografica o un eccellente romanzo, alle prese con le vicende del Mondiale di Formula 1 1976. Il testo contiene molta storia e molta cronaca. Il susseguirsi di eventi, il realizzarsi di incontri, l’evolversi di situazioni. Il logorarsi di rapporti professionali e il consumarsi di duelli sportivi, oltre che di tragedie. La trama, impostata su ciò che è realmente accaduto, fa riferimento ad avvenimenti che tutti hanno potuto seguire, circostanze che hanno fatto discutere e che hanno tenuto gli appassionati col fiato sospeso. Facendo sussultare, temere, sperare. La seconda parte del titolo, Lauda, Hunt, F1 1976, precisa ulteriormente le intenzioni e le finalità dell’opera nel suo complesso.

Carriera a ritroso.

Il lavoro di Diego Alverà è incentrato sull’ultima gara della stagione ’76: il Gran Premio del Giappone svoltosi sul circuito del Fuji. Ai piedi dell’iconico vulcano, enigmatico spettatore di vicende vorticose e controverse che vedono come principale protagonista Niki Lauda. L’incipit del libro prende le mosse proprio da lui, autentico gigante dell’automobilismo e pluricampione mondiale in quegli anni ruggenti. Si apre con la sua figura pensosa, defilata, solitaria. Sorpreso a chiedersi se partecipare oppure no a quell’ultimo e decisivo gran premio, su una pista resa impraticabile dalla tanta pioggia caduta in quei giorni. L’autore scava nell’animo tormentato dell’austriaco e nella sua vita – di uomo e di pilota – momentaneamente sospesa. Ripercorrendola dall’inizio, passo passo. A partire dagli ostacoli alla sua carriera frapposti dalla famiglia e dall’opposizione del facoltoso nonno paterno al suo carattere ribelle. La caparbietà, la chiarezza di vedute e di prese di posizione, la solidità delle sue ambizioni, lo hanno però ben presto introdotto nel mondo delle monoposto. Il volume inserisce numerosi flashblack nel corso della narrazione, vivacizzandola e completandola. Conferendole ritmo, suspence e imprevedibilità.

Non solo Lauda.

Nel racconto – che non si discosta mai dal proprio filo rosso – fanno capolino altri comprimari, vari personaggi dell’ambiente dei motori. Dai primi manager che hanno creduto in Lauda, ai tecnici e dirigenti “tuttofare” della Ferrari, allo stesso patron della Rossa. E alcuni piloti: compagni di scuderia come Clay Regazzoni o indomiti avversari come James Hunt. Presentati in pagine vive, ricche di dettagli e di pathos. Lo stesso che aveva invaso il cuore di tutti, organizzatori, addetti e automobilisti, in quella tetra e piovosa mattina giapponese, mentre si discuteva e si attendeva la decisione relativa all’opportunità di dare il via alla gara. L’appassionato, anche se non contemporaneo agli eventi, sa come siano andate le cose. Pubblicazioni, rubriche televisive, produzioni cinematografiche ne hanno parlato a più riprese. Quell’anno, Lauda stava nuovamente per vincere il Mondiale a bordo della sua Ferrari, quando al terz’ultimo GP – sul tremendo circuito tedesco del Nürburgring, reso ancor più insidioso da abbondanti acquazzoni – ebbe un terrificante incidente. A cui, estratto dall’auto in frantumi e in fiamme, sopravvisse miracolosamente. Nemmeno tre mesi dopo, eccolo già in Giappone a difendere il titolo e il proprio primato…

Enzo e i suoi piloti.

L’autore del libro dà il meglio di sé nel rappresentare l’incidente di Lauda: la prosa con cui affronta l’accuratissima descrizione del disastro rasenta l’epica, tanto è plastica, realistica e palpitante. Ma non è l’unico momento in cui manifesta la propria abilità di scrittore. Si rivela maestro sia nel tratteggiare – per tutta la trattazione – la profonda solitudine in cui si dibatte il campione austriaco, sia nel caratterizzare il cosiddetto “Drake”. Un Enzo Ferrari implacabile e metodico, freddo e cinico accentratore. Di cui non tace la più o meno aperta conflittualità con lo stesso Lauda, determinato e pragmatico almeno quanto lui. È da ritenersi irreale la convinzione o immaginario il dilemma che distanziava così nettamente il patron dai suoi piloti? Vinceva la bravura di chi era alla guida (“nonostante” la macchina) o trionfava la macchina (a prescindere da chi teneva il volante)? Ovvio la risposta delle parti in causa. Le posizioni dell’uno e degli altri. Insinuazioni? Congetture? Verosimiglianze? Il dibattito è aperto: ricostruzioni fantasiose o raffigurazioni reali di cose e persone? Ai lettori attenti, la non difficile risposta…

Perché leggere Il romanzo del Fuji – Lauda, Hunt, F1 1976 di Diego Alverà:

per l’aiuto che offre a focalizzarsi su uno dei più grandi piloti della storia della Formula Uno; per conoscere ancor più a fondo i campioni e i protagonisti di quel periodo in alcuni dei loro aspetti personali; per la stupenda modalità narrativa dell’autore, brillante, competente e ammaliante.


Titolo: Il romanzo del Fuji
Autore: Diego Alverà
Editore: 66thand2nd
Anno: 2022
Pagine: 226

Lascia un commento





Ti potrebbe interessare anche

superteam

Super team – LeBron James

La storia del calcio in 50 ritratti

La storia del calcio in 50 ritratti – Paolo Condò

sport-imbroglione

Lo sport imbroglione – Sergio Giuntini

Viaggio in coppa d'Africa

Intervista a Vincenzo Lacerenza

Condividi
Acquista ora