Ritratto di un campione del basket NBA

Le polemiche.

Dall’estate 2016, Kevin Durant ha attirato le antipatie di tanti tifosi di basket. Questo principalmente per aver lasciato la sua compagine storica, gli incompiuti Oklahoma City Thunder, ed essersi unito alla corazzata Golden State Warriors, allora vicecampione in carica e riconosciuta come la migliore squadra dell’NBA. Il cestista classe 1988 andò così a rafforzare un gruppo già dominante che infatti ha poi vinto i due titoli successivi (2017 e 2018). Manco a dirlo, con un Durant in grande spolvero e miglior giocatore delle finali in entrambe le occasioni. Gli appassionati più romantici si sono scagliati contro di lui, reo di aver in qualche modo “falsato” la competitività della lega americana. A prescindere dal polverone che si creò e dalle opinioni di ciascuno, non si può dimenticare la maestosità di KD come giocatore di pallacanestro. A tale scopo uno strumento utile è il libro di Giuseppe Bruschi, giornalista sportivo che ad inizio 2020 ha dedicato a Durant un saggio di 130 pagine per l’editore kennes.

Il fenomeno.

Non si può parlare di vera e propria biografia: l’autore pensa più a tracciare una scheda tecnica del giocatore e riassumere le principali sfide della sua carriera professionistica, ancora in corso al momento della pubblicazione. Il racconto tocca di sfuggita le imprese dell’high school e del college, che ai tempi proiettarono Durant in cima alle aspettative per l’NBA, e si concentra sul periodo dal 2007 al 2019 diviso tra Seattle, Oklahoma City ed Oakland (ex sede dei suddetti Golden State Warriors). La metamorfosi cestistica e mentale del campione è ben descritta e in particolare il capitolo 5, intitolato Il giocatore, seziona al microscopio i movimenti di Durant in azione restituendone efficacemente l’unicità. Aiutano anche le immagini (di cui però non è riportata la fonte) e soprattutto due: a pagina 64 troviamo un KD in versione Space Jam, troneggiante sul malcapitato pivot avversario e in allungo per una schiacciata; poco dopo (pag.86) il numero 35 sta rilasciando la palla per uno dei suoi mortiferi tiri in sospensione, mentre il marcatore si protende verso di lui nella più completa impotenza.

Il futuro.

A dire la verità, il libro presenta dei punti deboli: lo sconsiglieremmo ad esempio a chi non ha confidenza con il basket, perché il linguaggio utilizzato è spesso tecnico (motivo di approccio in più, d’altro canto, per i più abituati). Inoltre tra le pagine non sono rari gli errori di battitura, anche se la comprensione del testo non ne risulta alterata. Il ritratto di Durant si conclude con una sezione sulle sue iniziative extra campo e l’analisi di un’altra scelta molto discussa: il trasferimento da Golden State a Brooklyn, con l’amico Kyrie Irving ed un nuovo numero di maglia. Peraltro, mentre il primo libro italiano a lui dedicato vede la luce, il protagonista non ha ancora potuto indossare la nuova maglia perché in fase di recupero da un grave infortunio al tendine d’Achille destro. Tuttavia, possiamo essere fiduciosi sul fatto che in futuro ci sarà ancora molto da scrivere su Kevin Durant. Che vi piaccia o no…

Perché leggere Kevin Durant. Storia di una stella di Giuseppe Bruschi:

per gustarsi un’analisi dettagliata della tecnica di Durant; per comprenderne meglio i punti di forza e l’impatto sulle sue squadre.



Titolo:
Kevin Durant. Storia di una stella
Autore: Giuseppe Bruschi
Editore: Kenness
Anno: 2020
Pagine: 130

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