Un romanzo dal dischetto 


C’è un rigore. C’è un fantasista che deve segnarlo, e c’è un portiere che deve pararlo. È tutto qui l’ultimo romanzo di Alessandro Bonan. È tutto in un calcio di rigore al novantesimo dal quale dipendono i destini di due squadre. Destini appesi alle capacità dei due protagonisti: il fantasista fiorentino, che deve segnare per regalare la salvezza ai suoi, e il portiere livornese, che deve evitare a tutti i costi la rete altrimenti sarà retrocessione.

La vita in un rigore.

Ma un rigore non è mai solo un rigore, perché il calcio non è mai solo uno sport. In un tiro dal dischetto c’è la vita, quella che si portano in campo i calciatori. Guardiamo in tv o dalla tribuna dello stadio un attaccante che prende la rincorsa dagli undici metri e pensiamo a lui esclusivamente come un attaccante; osserviamo un portiere tuffarsi e nella nostra testa l’esistenza di quel signore coi guantoni è circoscritta a novanta minuti di parate. Ci dimentichiamo, troppo spesso o forse sempre, che uno sul dischetto ci porta tutto se stesso, la propria vita, le certezze, le paure e i fantasmi. È questo che sembra volerci ricordare Bonan, il quale fa durare un rigore per 140 pagine. E mentre il lettore è lì dalla prima pagina a chiedersi se quel pallone entrerà o meno in porta, l’autore viaggia nei pensieri dei protagonisti, nelle loro vite.

Il fantasista e il portiere.

Il “Pesse”, che il rigore lo deve segnare, è fantasista in campo ma pure fuori, con le donne e con le scommesse. Il Griffanti, che quel rigore lo deve parare, difende i pali come fa con la sua tranquilla vita privata. Ma un’esistenza non è mai bianca o nera, e le contraddizioni spuntano ovunque, così come i dubbi e le paure. Bonan è abile a far parlare la testa ma pure il cuore dei due protagonisti, che si alternano nei loro pensieri, in quel limbo tra il fischio del fallo e la battuta della massima punizione dove il tempo è sospeso. E dove trovano spazio anche le intime riflessioni dei famigliari e degli amici dei duellanti. In questo senso va sottolineata la capacità dell’autore di portare chi legge a immedesimarsi con il punto di vista di ogni personaggio.

La parte giusta.

L’intreccio di vite unito alla suspense per l’esito del rigore rendono il romanzo di piacevole e rapida lettura. È un romanzo semplice e accessibile a chiunque, come il calcio, e proprio come il calcio a qualcuno potrebbe non piacere a causa di una trama tutto sommato molto lineare pur nella costruzione elaborata del racconto. L’impressione tuttavia è che Bonan non abbia la pretesa di ammaliare il lettore con un’opera possente, bensì che voglia semplicemente spingerlo a riflettere su quale sia “la giusta parte” nella vita. Quella del “Pesse” o quella del Griffanti? Quella di chi calcia o quella di chi para? O forse non esiste una parte giusta?

Non è un libro che entrerà nei must read della letteratura a sfondo sportivo La giusta parte, ma la sobrietà dello stile, la freschezza della trama e lo spessore della tematica affrontata consegnano una lettura valida e gradevole.

Perché leggere La giusta parte di Alessandro Boban:

per ricordarci che i calciatori sono innanzitutto uomini, e come tutti noi nella vita devono scegliere da che parte stare.


Titolo: La giusta parte
Autore: Alessandro Bonan
Editore: La nave di Teseo
Anno: 2019
Pagine: 140

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