Quando lo Squalo è entrato nella leggenda del ciclismo


La quinta tappa
non è una biografia di Vincenzo Nibali, ma ce ne offre un ritratto incantevole perché cerca di ripercorrere il caotico coacervo di istanti che, dalla partenza della Ypres-Arenberg Porte du Hainaut alla premiazione del podio più di tre ore e mezza dopo, segneranno in modo indelebile la storia del Tour de France 2014, consegnando alla leggenda lo Squalo dello Stretto.

La piccola Roubaix.

Sono pagine scritte a quattro mani con Marco Pastonesi, che con maestria alterna i pensieri di Nibali prima, durante e dopo quella piccola Roubaix, a momenti didascalici per far assaporare anche a chi poco conosce del mondo del ciclismo il sapore del fango della foresta di Arenberg o il dolore provato dai corridori alla fine del Carrefour de l’Arbre. Si ripercorre il contesto in cui questa tappa è inserita, incastonata da Aso nel tracciato della corsa più importante dell’anno e fin da subito potenzialmente decisiva. In questo modo il lettore è accompagnato attraverso i clamorosi fatti che si susseguono sull’infernale pavé (le due cadute e il ritiro del grande favorito, Chris Froome, per citare il più eclatante) e i ricordi di Enzino, tutti quei piccoli avvenimenti che dalla prima biciclettata fino all’esordio nel professionismo avevano contribuito a fare di lui un campione, come tessere di un mosaico che alla fine si compongono sublimandosi in un’opera che è più della somma delle parti. O come pietre di una strada in pavé.

È un libro su Nibali e sulla sua vittoria più grande, perché gli ha concesso di entrare nell’olimpo di chi ha vinto almeno una volta Giro, Tour e Vuelta. Roba da Anquetil, Contador, Froome, Gimondi, Hinault, Merckx, e basta, giusto per farsi un’idea. È un libro che prova restituire al lettore un pizzico dell’epica che si era percepita allora, quel 9 luglio di cinque anni fa, e a rendere giustizia a un’impresa che non è mai stata sufficientemente celebrata, forse perché dopo Pantani il pubblico italiano non è ancora pronto a donarsi totalmente a un altro idolo.

Un racconto per il ciclismo.

Ma è anche un racconto del e per il ciclismo, una delle migliori pubblicità per questo sport fatto di uomini che per anni si rompono gambe e schiena a favore del proprio capitano, per poi essere dimenticati in fretta, anche dagli addetti ai lavori. Per questo, come in ogni grande narrazione, accanto al protagonista ci sono una serie di aiutanti, dal papà che gli ha insegnato a stare al mondo (fino a segargli i tubi della bici perché a scuola faceva a botte) ai direttori sportivi che ne hanno favorito e accompagnato l’ascesa tra i più grandi, fino al vero e proprio eroe di giornata, l’olandese Lieuwe Westra, comprensibilmente sconosciuto ai profani ma autore in quel pomeriggio tra Fiandre e Francia di uno dei più commoventi e sopraffini capolavori di gregariato del nuovo millennio, archetipo perfetto delle potenzialità infinite di un uomo in sella alla sua bicicletta.

Perché leggere La quinta tappa di Vincenzo Nibali:

è un racconto di facile e veloce lettura, non è un monolite autobiografico, e forse proprio per questo ha il pregio di essere alla portata di tutti, grandi e piccoli, neofiti che vogliono avvicinarsi e conoscere il ciclismo senza sentirsi giudicati se non sanno di rapporti o tubolari oppure appassionati che quel giorno c’erano, a bordostrada o a bordodivano, e vogliono riassaporare il gusto di un’impresa d’altri tempi fatta in questi tempi, da un uomo normale eppure fenomenale, spinto da altri uomini normali eppure eroici.



Titolo:
La quinta tappa
Autore: Vincenzo Nibali con Marco Pastonesi
Editore: Rizzoli Lizard
Anno: 2018
Pagine: 189


Per leggere la recensione all’autobiografia di Vincenzo Nibali Di furore e lealtà clicca qui.

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