Il racconto di un pellegrinaggio a pedali

I tre cicloviaggiatori.

Un’opera particolare quella di Emilio Rigatti, perché particolare è l’avventura che intende raccontare. La strada per Istanbul – edizione Ediciclo – documenta una straordinaria esperienza tenacemente vissuta su due ruote. La storia di questo “pellegrinaggio a pedali” era già uscita nel 2002 per i tipi Feltrinelli, meritandosi premi e riconoscimenti. Viene ora riproposta in un formato più agile e pratico, quasi a invitare gli amanti della bicicletta a ripeterne le gesta con l’aiuto di questa guida a portata di zainetto. Nel 2001 intraprendono l’avventura il giornalista Paolo Rumiz, il vignettista Francesco Tullio Altan e il già citato Rigatti. Quest’ultimo insegnante, scrittore e cicloviaggiatore non nuovo a simili iniziative. Basti ricordare le quasi – per lui – scontate pedalate in tutta Italia o quelle più impegnative che lo hanno portato in Montenegro, in riva al Mar Nero oppure a Salisburgo. Ma l’aver raggiunto l’antica Bisanzio è stato qualcosa di straordinario. Una meta da sogno. Cullata e preparata con strenuo allenamento e meticolosa organizzazione. Nei suoi libri antecedenti, Rigatti si era già messo in luce come cultore della bici e come persona “slow”, sottolineando i vantaggi di una vita vissuta secondo i criteri della lentezza ed utilizzando il più semplice dei mezzi di trasporto.

Il viaggio.

Anche in questo libretto ci sono cenni di polemica discreta riguardo agli automobilisti, che ingolfano strade e città o ai vacanzieri che, intrappolati e incolonnati, raggiungono le località prescelte senza nemmeno essersi goduti il viaggio. Ecco, il viaggio: per l’autore è la parola chiave, una categoria dell’anima, il senso del vivere. Questa la sua “ciclosofia”: ‹‹ci interessa l’andare e non l’essere arrivati››. Come a dire: è quello che succede durante il cammino (fuori e dentro di sé) che permette di proseguire, aumentare le proprie conoscenze, crescere. O che permette di essere costantemente attenti e riflessivi per ritrovarsi migliori di come si è partiti. Un viaggio in solitario ha di per sé un valore ragguardevole, ma un simile progetto condiviso e perseguito in gruppo acquista ancora più importanza.

Diario di bordo.

Il terzetto parte dunque da Trieste in un pomeriggio di giugno (dopo che il professor Rigatti ha presenziato al Consiglio di classe di fine anno scolastico) e giunge a Istanbul una ventina di giorni dopo. Il reportage quotidiano è affidato a Paolo Rumiz, che affida il proprio pezzo al giornale per cui lavora. Ma anche Emilio tiene un proprio diario di bordo, redatto ad ogni sosta serale prima di abbandonarsi al sonno ristoratore. Una necessità per lui. Quasi a svuotare e a scaricare il proprio cuore di tutte le fatiche e le emozioni vissute nel corso della giornata. Ed essere pronto l’indomani a fare ancora il pieno di meraviglia, bellezza, stupore. Riproduce quasi con poesia le sensazioni sperimentate di fronte all’incanto dei paesaggi, allo splendore della natura, alla magnificenza di monumenti e chiese. Descrivendo al contempo la desolazione lasciata dalla guerra balcanica degli anni Novanta, la miseria, la semplicità e la spontaneità della gente dei villaggi visitati. Il resoconto è piacevole, fresco, intenso. Citazioni, riflessioni, osservazioni non appesantiscono l’esposizione. Anzi, le conferiscono ancor più qualità. Cristallizzando l’intero evento in una sorta di metafora e di parabola.

Lettori avventurieri?

Ogni capitoletto descrive la tappa indicandone la località di partenza, di arrivo, e tutto ciò che i tre amici vivono, vedono, dicono lungo l’itinerario. Le pagine si susseguono in maniera accattivante. E volendo forse essere ancor più seducenti propongono – dopo aver documentato il non meno rocambolesco ritorno in nave – alcune schede tecniche molto dettagliate e particolareggiate riguardanti lunghezza, tempi di percorrenza e caratteristiche di ogni specifico tratto. Non si sa mai che tra i lettori vi sia qualche “slow tourer” che possa essere invogliato a seguire le orme (pardon, le ruote!) dei tre ciclosognatori. Affascinati dall’Oriente, dalla Mezzaluna e … «dalla birra cosmica più buona del mondo». (Segnaliamo purtroppo qualche refuso tipografico che non scalfisce certamente la validità complessiva del libro).

Perché leggere La strada per Istanbul di Emilio Rigatti:

perché documenta la realizzazione di un sogno; perché ne testimonia il perseguimento nonostante la fatica e i disagi dell’inoltrarsi in luoghi sconosciuti; perché viene celebratala bellezza del viaggiare in biciletta, con le relative sensazioni e scoperte.


Titolo: La strada per Istanbul
Autore: Emilio Rigatti
Editore: Ediciclo
Anno: 2022
Pagine: 283

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