L’ossessione della memoria – Marco Pivato e Stefano Pivato
Bartali e il salvataggio degli ebrei: una storia inventata
Ricorderete un po’ tutti la polemica montata ad inizio 2021 allorquando, sulle colonne del Corriere della Sera, Gian Antonio Stella recensì un volumetto non ancora disponibile nelle librerie (lo sarebbe diventato a fine gennaio), cioè L’ossessione della memoria, pamphlet storiografico scritto a quattro mani da Stefano Pivato (storico universitario) e dal figlio Marco (giornalista). Al centro del testo, la messa in discussione di uno dei miti di più largo successo negli ambienti sportivi di questi ultimi anni, ossia il fatto che durante la Seconda Guerra Mondiale il noto ciclista Gino Bartali avrebbe usato la propria fama (e dunque la propria intoccabilità) per mettere in salvo centinaia se non migliaia di ebrei durante i rastrellamenti nazifascisti, portando nascosti nella canna della bicicletta fra Firenze ed Assisi messaggi e documenti poi utilizzati dalle reti di salvataggio legate alla Chiesa Cattolica locale. Dopo la recensione di Stella i giornali cartacei e on-line sono stati teatro di feroci polemiche, ben ricostruite nel recentissimo Il caso Bartali e le responsabilità degli storici, che costituisce come la Parte Seconda del volume dei Pivato.
«Il sonno della storia genera mostri».
Diciamolo subito: il motivo per cui leggere L’ossessione della memoria non è prima di tutto farsi un’idea su chi abbia ragione rispetto alla vicenda di Bartali (anche se va ricordato che l’onere della prova va sempre a chi costruisce i miti, non a chi prova a decostruirli, e i Pivato compiono quest’ultima operazione in maniera convincente), quanto tutta la prima parte del libro, che precede le 30 pagine finali dedicate al ciclista toscano. Se negli ultimi anni lo storytelling sportivo ha visto un’impetuosa crescita anche nel nostro Paese, infatti, dobbiamo iniziare a ragionare tutti quanti insieme su cosa significhi raccontare una storia di sport, e soprattutto su come evitare che suggestioni, leggende metropolitane, memorie di terza mano vengano spacciate, senza che ce ne accorgiamo, come Storia con la S maiuscola, ossia verificata sulle fonti. L’alternativa è il proliferare incontrollato della Memoria, spesso più vicina emozionalmente a noi lettori o ascoltatori, ma in fondo nient’altro che uno specchio di noi stessi, una proiezione di quello che vorremmo sentirci raccontare. Muovendosi fra Giornate della Memoria, statue abbattute dagli attivisti Black Lives Matter, fiction televisive e quant’altro, i Pivato mettono in guardia da una narrazione mainstream spesso ormai lasciata totalmente in mano agli onnipotenti testimoni orali, le cui parole sembrano ormai non poter essere più vagliate né tantomeno criticate dagli storici di professione.
Un mito verosimile (e in buonafede).
Questo pare essere il caso, alla luce dei dati presentati, del salvataggio da parte di Bartali di quasi un migliaio di ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Oltre a criticarlo, i Pivato ricostruiscono passo per passo come nel corso degli anni si sia venuto a costruire questo mito, nonché le sue fasi, compresa l’impennata dopo l’istituzione della Giornata della Memoria, la quale ha «generato una sorta di ansia di accumulo di memorie. E non solo riferite alla Shoah». Senza entrare nello specifico dell’attenta e precisa analisi presentata, interessa qui sottolineare come venga messo all’indice proprio l’ambiente sportivo, «incapace di distinguere il valore di una fonte scritta o l’autenticità di una testimonianza orale», come appunto quelle di seconda o di terza mano che testimonierebbero l’opera di Bartali. Testimonianze peraltro in buonafede (e lo scrive uno storico come Stefano Pivato, che per anni si è occupato proprio di Bartali, e che fino a qualche anno fa ha contribuito a diffondere il mito che ora decostruisce), che sono nate quasi naturalmente visto lo sportivo in questione. Visti proprio gli straordinari meriti sportivi ed umani di Gino Bartali, come non credere anche a questo ulteriore merito, che l’avrebbe condotto – come è accaduto – nell’Olimpo degli Italiani illustri? Ma ciò che è molto verosimile non per forza è anche storicamente accaduto: un monito che sicuramente tutti noi, che ci occupiamo di storie di sport a vari livelli e con diverse competenze, dobbiamo ascoltare.
Perché leggere L’ossessione della memoria di Marco Pivato e Stefano Pivato:
per iniziare a riflettere seriamente su quanta Storia ci sia effettivamente sotto le mille storie di sport che raccontiamo e ascoltiamo.
Titolo: L’ossessione della memoria. Bartali e il salvataggio degli ebrei: una storia inventata
Autore: Marco e Stefano Pivato
Editore: Castelvecchi
Anno: 2021
Pagine: 99