Non pettinavamo mica le bambole – Alessandro Alciato
Le storie delle ragazze della nazionale azzurra femminile
Non pettinavamo mica le bambole viene a colmare un vuoto oggettivo del mercato editoriale sportivo italiano, sopperendo dopo il Mondiale femminile di Francia 2019 a quei difetti che caratterizzavano il pur utile e generoso Quelle che … il calcio di Domenico Savino e della CT delle azzurre, Milena Bertolini, pubblicato poco prima della manifestazione dalla piccola casa editrice Aliberti di Coreggio. Qui invece Baldini e Castoldi propone ai lettori il prodotto della penna di Alessandro Alciato, giornalista e autore di autobiografie quali quella di Carlo Ancellotti, Andrea Pirlo e Walter Mazzarri. Un’esperienza settoriale che subito si nota nel modo differente di trattare il materiale di partenza, cioè – come nel caso di Savino – un set di interviste a Gama e compagne: molto più brillante, sciolto, incisivo, con un più riuscito amalgama fra affermazione della singola calciatrice e collegamento alla storia dello sport (non solo femminile). Di sicuro, poi, il ricorso agli aneddoti del Mondiale (la macarena a fine partita, il goal di Bonansea nel tempi di recupero contro l’Australia, la sconfitta contro le olandesi), conosciuti dal grande pubblico a differenza di quanto accaduto negli “oscuri” anni precedenti, aiuteranno il lettore ad immedesimarsi nei 22 ritratti delle azzurre. Una Prefazione firmata da Gianni Infantino fa comprendere quanto il prodotto editoriale aspiri a proporsi come pietra miliare sull’argomento “#RagazzeMondiali”.
Aneddoti da azzurre.
Vista la stessa struttura del volume (un capitolo per ogni calciatrice), un riassunto sarebbe impossibile, oltre che inutile. In una parola, le azzurre si raccontano: il fatto che molte da ragazzine combattessero da sole (anche se col sostegno indispensabile delle rispettive famiglie), spesso ignorando come in Italia esistessero delle squadre femminili; l’accoglienza ricevuta da piccole nelle squadre maschili, ma anche (come raccontato da Aurora “Yaya” Galli) tutte le difficoltà pratiche che questa situazione comportava, come ad es. l’impossibilità di condividere coi propri compagni di gioco la vita da spogliatoio dopo la partita; i pregiudizi radicati soprattutto nelle periferie d’Italia, dall’Abruzzo di Daniela Sabatino e di Linda Tucceri Cimini alla Sicilia di Rosalia Pipitone; le peripezie di una calciatrice-lavoratrice emigrata all’estero per inseguire il proprio sogno, come Laura Giuliani, costretta, per mantenersi in Germania, a fare la panettiera, la cameriera, l’addetta al controllo qualità di cd e dvd.
Post Mondiale (e si nota!).
Rispetto a Quelle che … il calcio, il libro di Alciato può contare sulle esperienze del Mondiale, e soprattutto su quanto accaduto di ritorno dalla Francia. Le #RagazzeMondiali si accorgono, sin dalle agognate vacanze, di essere diventate delle celebrità, e soprattutto di essere chiamate a vivere una responsabilità di fronte a bambine e ragazzine che sulle spiagge o per strada le fermano per cercare in loro un conforto, uno sprone, un’ispirazione (Martina Rosucci e Valentina Giacinti); trovano il coraggio per un coming out (Elena Linari); esprimono la propria rabbia per uno status da professioniste tanto promesso quanto non ancora raggiunto (Cristiana Girelli); sottolineano, col senno di poi, la devastante situazione in cui versava il calcio femminile italiano fino a qualche anno fa, a causa del disinteresse delle istituzioni (l’imperdibile racconto di Barbara Bonansea della finale di Coppa Italia 2014-2015, e della protesta delle calciatrici di Brescia e Tavagnacco contro l’indegno trattamento da parte della Lega Dilettanti, simboleggiato dal tavolo di plastica bianco sul quale venne portato il trofeo a fine match). In una parola sola, le calciatrici, oggi conosciute in tutto il Belpaese, iniziano finalmente ad alzare un po’ la voce, rivendicando una vera e propria differenza e quindi superiorità antropologica rispetto ai colleghi, come evidente ad esempio nelle parole di Valentina Cernoia: «Siamo diverse dai maschi del pallone, siamo uniche. Loro si sono dati un’immagine precisa, quella dei privilegiati, punta estrema del grande business al quale appartengono. Li vedo super pettinati, con lo scarpino all’ultima moda. Se hanno la maglietta con una macchia quasi invisibile, se la cambiano. Se ricevono uno spintone mentre giocano, rotolano per un quarto d’ora. Noi no, siamo acqua e sapone. E se ho il ciuffo dei capelli fuori posto, chissenefrega» (pp. 36-37).
Perché leggere Non pettinavamo mica le bambole:
Per ascoltare la fresca e sempre più tagliente voce delle #RagazzeMondiali.
Titolo: Non pettinavamo mica le bambole. Le meravigliose storie delle ragazze della Nazionale
Autore: Alessandro Alciato
Editore: Baldini+Castoldi
Anno: 2019
Pagine: 202