Un incredibile viaggio dalla Guinea alla Serie B

«Mi chiamo Cherif, e gioco a pallone».

A Nzérékoré, nel Sud della Guinea, gli adulti si fanno la guerra e i bambini giocano a calcio, l’unica passione che la vita non gli ha ancora levato. L’odio tra etnie è talmente radicato che si sa già che la pace è impossibile, che alla morte di uno seguirà la vendetta dell’altro e così via, all’infinito. Cherif gioca sempre, gioca forte, gioca anche quando dorme. Nel povero campo di fango e di sassi dove i bambini si trovano a giocare, non importa da che parte della città arrivi, conta solo quanta fame hai di giocare. Per tutti loro è l’antidoto naturale alla paura e per lui in particolare diventa lo scopo della vita: Cherif vuole diventare un calciatore.
È la notte del 16 giugno 2013 quando la guerra bussa anche alla sua casa e gli porta via il padre e poco dopo diventa orfano anche di madre, perché l’ebola non fa differenze di etnie o di genere. Quale futuro puoi pensare in un mondo così? Come puoi vivere ogni giorno con dentro la domanda se quel compagno di gioco domani sarà di nuovo sul campo o verrà appeso per strada? Cherif è solo un adolescente quando prova a rispondere a queste domande: in soli sei anni passerà dall’inferno della Guinea al debutto in Italia in Serie B, con la maglia del Padova.

«Salvati tu che hai un sogno».

Il libro – scritto con il giornalista della Gazzetta Giulio di Feo – ripercorre tutti i gironi dell’inferno attraversati da Cherif e trascina il lettore nella realtà cruda delle torture e delle estorsioni subite dal ragazzo nel deserto, per raggiungere il fratello in Libia. Poi descrive il suo secondo viaggio per raggiungere l’altra sponda del Mediterraneo: quello che ci viene raccontato al telegiornale come un problema politico, è una realtà drammatica a cui ancora non c’è soluzione. E per Cherif prende la forma di una barca con sopra 143 migranti, costretti in uno spazio di venti metri quadrati, che sognano l’Italia, un destino più clemente, un’umanità più buona perché forse meno provata dalla devastazione. Non è passato molto dall’inizio del viaggio, quando iniziano a imbarcare acqua: c’è un buco nello scafo e nessuna àncora di salvezza nel mezzo dell’oceano. O meglio, non per tutti. Per Cherif l’àncora è suo fratello, che gli offre il suo giubbotto di salvataggio perché lui ha un sogno da realizzare con il quale riscattare tutto questo dolore.

«Una sensazione meravigliosa: volere qualcosa».

Insieme ai 23 sopravvissuti, Cherif si risveglia in un centro di prima accoglienza a Reggio Calabria e non è come se lo immaginava. Nessuno parla francese, il cibo fa schifo, non hanno nulla da fare e la benzina respirata nel mare gli ha devastato i polmoni. E se tutti gli altri di fronte a questo rischiano di impazzire, Cherif ancora una volta dimostra la sua sete di vita e si mette da solo a studiare italiano, a chiedere un insegnante che scommetta su di lui: «Perché vuoi che Dio ti aiuti? Aiutati prima tu, se lo fai poi lui provvede». E continua a darsi da fare e a pregare ancora più forte Dio perché gli dia un campo su cui giocare. E così succede. Incontra persone che si prendono cura di lui, si accorgono del suo cuore pulito nonostante tutto il male subito e visto. Lo fanno studiare e lo portano a fare un provino per il Padova. E anche se è evidente che Cherif non ha alle spalle anni di scuola calcio come tutti i professionisti, corre come uno che il campo se lo vuole mangiare, come il pallone e la vita intera. E questo, mescolato a un talento innegabile, nel campo così come nella vita, fa la differenza.

Una bella intervista a Cherif Karamoko.

Perché leggere Salvati tu che hai un sogno di Cherif Karamoko (con Giulio di Feo):

perché, come dice Cherif nel libro, se «alla radio nessuno racconta mai di quelli che ce la fanno», questo libro lo fa e anche bene, senza retorica e senza sconti.


Titolo: Salvati tu che hai un sogno
Autore: Cherif Karamoko con Giulio di Feo
Anno: 2021
Editore: Mondadori
Pagine: 261

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