Considerazioni calcistiche di un intellettuale madridista

RECENSIONE DI SAVERIO NECCHI

La passione.

“Selvaggi e sentimentali” è una raccolta di articoli scritti da Javier Marias per il quotidiano spagnolo El Pais. Questo libro ha molte sfaccettature, ma una è predominante e dichiarata: il tifo per il Real Madrid. Lo scrittore è sostenitore della squadra della Capitale, e una buona parte del libro è dedicata al commento delle prestazioni dei Blancos negli anni che vanno dal 1992 al 2001. Non solo. Una tematica ricorrente è il ricordo del Real di Puskas, Di Stefano e Gento che negli anni ‘50 e ‘60 strabiliò il mondo con il suo gioco e le sue vittorie. L’ottica tifosa emerge in un altro argomento ben presente nel volume e molto sentito da qualsiasi vero tifoso di calcio: l’identità della squadra intesa come carattere storico, come approccio alle partite, come capacità di conquista e gestione delle vittorie. Spesso le squadre hanno modi totalmente diversi di arrivare alla vittoria, così come esistono ambienti e tradizioni differenti capaci di trasmettere le proprie caratteristiche ai rispettivi giocatori.

La mentalità.

Lo spirito del Real, per come è raccontato da Marias, è quello della squadra abituata a essere campione, che non compete con le altre perché troppo superiore. Vincere la Liga per il Real non è tanto un compito quanto un atto dovuto. Il vero campionato del Real è l’Europa. Dimostrazione di questo spirito è la critica che viene mossa contro la dichiarazione di Floro, allenatore delle Merengues nella stagione 1998-1999, che puntava più a rimanere secondo in campionato che a vincere nella semifinale di Coppa di Spagna. La ragione del commento negativo è semplice, e si può esprimere con una citazione letterale del libro: “Non ho motivo di scegliere. Per il Madrid non ci sono vittorie incompatibili, vogliamo tutto.” Questa era la risposta che avrebbe dato Marias. L’importanza attribuita all’identità si rispecchia anche in un’opinione negativa sulla presenza eccessiva di stranieri nelle squadre di club. L’autore ritiene che la mancanza di giocatori autoctoni, coscienti dell’identità e delle rivalità storiche del club, tolga drammaticità e qualità alle partite.

Le riflessioni.

Oltre che la fede madridista, una chiave di lettura importante nel testo è la professione di intellettuale e letterato di chi scrive. Ad esempio: un tema ricorrente è il sempre più spiccato protagonismo dei proprietari delle squadre, che interferiscono su questioni tecniche o nelle dichiarazioni pubbliche; Marias critica molto la pretesa di quei presidenti che si ritengono artefici del successo delle proprie squadre. A suo parere essi si dimenticano che in campo ci vanno i calciatori con il loro talento, e che in molti casi l’unico motivo di fama dei “padroni” è l’essere finanziatori di una squadra di calcio. In questo senso egli fa il paragone con molti editori e discografici che pretendono di essere gli artefici del successo delle opere che finanziano. In generale Marias ritiene che il talento sia molto più importante della struttura che lo finanzia e distribuisce. La vocazione intellettuale dell’autore emerge anche nelle riflessioni di carattere estetico, che riguardano molti argomenti: la maniera di festeggiare, il tipo di inno delle Nazionali, il fisico giusto che deve avere un portiere autorevole, il modo di reagire a un fallo. Marias esprime la convinzione che questi fatti, a seconda dell’attitudine e del tempismo di chi è coinvolto, possano avere un significato molto diverso per chi le osserva.

Perché leggere Selvaggi e sentimentali di Javier Marias:

è una lettura consigliata per chiunque voglia iniziare a capire veramente come ragiona un tifoso di calcio spagnolo. Al di là di questo, il volume offre anche riflessioni di notevole interesse su cosa rappresenti il calcio per l’uomo. La scrittura è scorrevole e ben articolata.



Titolo:
Selvaggi e sentimentali
Autore: Javier Marias
Data di pubbl.: 2002
Casa Editrice: Einaudi
Pagine: 164

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