Un gioco da ragazzi – Bruno Conti
L’autobiografia della grande bandiera giallorossa
Talentuosa semplicità.
La semplicità è il leitmotiv di Un gioco da ragazzi, il libro dell’ex calciatore Bruno Conti, scritto con il giornalista Gianmarco Menga. Non che la sua vita di uomo e di atleta sia stata semplice, ma perché gli autori desiderano mantenere un profilo basso, modesto, misurato. Quasi che le imprese del campione romanista siano state frutto di casualità e di coincidenze fortuite. C’è una sorta di sobrietà e di essenzialità nei toni e nei contenuti di questo libro. L’andamento narrativo conferma e ribadisce come il fantasista giallorosso sia rimasto coi piedi per terra, genuino e spontaneo, pur avendo vissuto una carriera di tutto rispetto. Pur essendo stato premiato come miglior giocatore dei Mondiali del 1982 (vinti dagli azzurri, come tutti ricordano) ed essendo diventato una delle bandiere della squadra capitolina (insieme a Francesco Totti, della generazione a lui successiva). Simpatica la doppia prefazione a mo’ di lettera che i due capitani si scambiano in apertura, confermando la loro reciproca stima e sottolineando ciò che ha accomunato il loro percorso sportivo: il talento naturale che l’uno riconosce all’altro, e lo smisurato amore di tutti i tifosi. Sono queste forse le uniche pagine in cui si trovano parole di elogio, di riconoscimento, celebrative: sincere, dirette, vere.
Al bivio.
Al di là di tutto, e soprattutto al di là della ritrosia di Bruno all’autoesaltazione e all’autocompiacimento, non c’è dubbio che egli sia stato una delle più forti ali destre del nostro calcio, erede in Nazionale del “Barone” Franco Causio. Là sulla sua fascia, Conti ha disputato partite capolavoro, spettacolari e trascinanti, diventando uno degli uomini chiave degli azzurri allenai da Enzo Bearzot. Nel suo volume si limita a raccontare, a esporre fatti, a ricordare tanti episodi della sua avventura calcistica, solo in apparenza piana e lineare. Quinto di sette figli di una famiglia povera e unita, le cui giornate erano scandite dai sacrifici richiesti a tutti e per i quali i loro genitori, persone concrete e instancabili, per primi non si tiravano indietro. Poco spazio per gli azzardi, i salti nel buio, le scelte avventate o gli scatti in avanti non ponderati. Come la prudente frenata di papà Andrea nel momento in cui si presentò l’occasione che avrebbe potuto portare il piccolo “Brù” in America, per proseguire al meglio la propria formazione e la propria crescita nel baseball professionistico. Mai rifiuto fu più provvidenziale e indovinato! Se Bruno Conti avesse continuato con mazza e guantone, non avremmo avuto un giocatore di calcio così estroso, funambolico, singolare; e i romanisti avrebbero dovuto fare a meno di un idolo dalle caratteristiche “popolari” in cui identificarsi.
Maghi e magie.
Il calcio che viene descritto nel libro è quello degli anni ‘70 e ‘80, quando per l’appunto era un “gioco da ragazzi” (che non necessariamente si sentivano o si atteggiavano a “fenomeni”), quando questo sport era vissuto con passione e leggerezza dagli stessi protagonisti, quando la naturalezza e la spontaneità invadevano tutto e tutti. Scorrono allenatori, dirigenti, compagni (non solo quelli delle società più blasonate, ma soprattutto quelli degli inizi) con cui Conti ha intessuto e mantenuto relazioni di amicizia; emerge un clima di confidenza e di familiarità. Quasi di spensieratezza. Certo non sono mancati momenti difficili e bocciature inattese. Con l’estenuante ritornello del “troppo basso” o del “troppo esile” che – specie agli esordi – avrebbe potuto fermarlo o demotivarlo. Invece, il ragazzo della provincia romana è arrivato ben più in alto di quanto qualche “mago” aveva previsto (e parliamo nientemeno che di un certo Helenio Herrera). Nel volume si fa cenno anche ad altri sedicenti “profeti”, a riti propiziatori, amuleti, scaramanzie. Tutto citato in maniera goliardica, ben inteso. Pur di non dire che vittorie, successi, trionfi sono stati il risultato delle sue “magie”, dei suoi colpi da maestro e delle sue meraviglie in campo. Grande BrunoConti, il nostro umile “MaraZico”…
Perché leggere Un gioco da ragazzi di Bruno Conti:
perché è la presentazione modesta e scorrevole del “suo” calcio.
Titolo: Un gioco da ragazzi
Autore: Bruno Conti (con Gianmarco Menga)
Editore: Rizzoli
Anno: 2022
Pagine: 205